Nuovo appuntamento con le Rece, stavolta mi trovo a parlavi di un regista che amo alla follia e di un film che attendevo parecchio: parliamo di Tarantino e del suo “Django Unchained”
Partiamo subito con la premessa: per quanto si sia detto e ridetto che questo é un omaggio al Django di Franco Nero e al mondo dei Western all’italiana (noti anche come Spaghetti-Western), questo NON E’ secondo me un Western, o almeno non nella forma classica che pensiamo.
Si avvicina invece secondo me più al filone “Black Movie” degli anni 70 americani, film girati con cast di attori afroamericani che reinterpretavano i generi che andavano per la maggiore (Poliziesco, western, action movie) rivisti in chiave “Afro”, un genere a cui già in passato Tarantino ha attinto parecchio (Jackie Brown é forse il suo tributo più evidente a quel tipo di cultura); Inoltre del Django originario ha veramente pochissimi aspetti sia nella trama che nei personaggi, se non per qualche citazione in alcune scene del film e per il bel Cameo di Franco Nero.
Detto questo passiamo a un altro punto in cui si casca sempre quando si affronta un film di Tarantino; esistono in genere due scuole di pensiero: quelli che lo amano per le sue mille citazioni-tributo e quelli che lo odiano per questo dicendo che non propone nulla di nuovo ma che saccheggia il passato per farne delle sue “re-interpretazioni”, dicendo poi che i suoi film seguono sempre lo stesso schema.
Da fan di Tarantino posso dire questo: probabilmente Django é il meno TARANTINO di tutti i film fatti da lui.
E’ una cosa che avevo già notato in “Bastardi Senza Gloria” (omaggio ai combat-movie che nel titolo riprendeva il titolo originale di “Quel Maledetto Treno Blindato” di Castellari), da quando si é buttato in quella che alcuni hanno definito una “trilogia storica” Tarantino ha mantenuto alcuni suoi punti caratteristici (le citazioni, la partecipazioni di attori-feticcio di determinati film o serie) ma ha tolto alcune peculiarità che in genere si riscontravano (lo schema con continui salti avanti/indietro nella cronologia della storia, alcuni passaggi obbligatori che erano la chiave dei suoi film) e si sta un a mio giudizio “reinventando”, per cui anche la scelta di certi generi rispecchia la cosa secondo me.
Ma ora passiamo ad analizzare il Film, dopo questa dovuta premessa:
La Trama – Come detto si distoglie dal Django originale e prende tutta una sua via personale, del film italiano rimane il concetto di “Vendetta” che si instaura nel protagonista (un Jamie Foxx ormai sempre più affermato e poliedrico) in seguito alla collaborazione con il suo liberatore e ora collega King Schultz (un Christoph Waltz che, se tanto mi da tanto, rivedremo in qualche altro film di Tarantino sicuramente e in altre grosse produzioni); la Prima parte del Film mantiene poche di quelle classiche costruzioni alla Tarantino, che invece sono presenti totalmente nella seconda parte (il monologo di Di Caprio è una di quelle classiche sequenze sempre presenti nei film del regista e non vi anticipo nulla per farvi indovinare a quali film si rifaccia in quella sequenza) così come il finale é tutta una sequenza di omaggi e sequenze “Tarantino Style” (nel finale diciamo che il Made in Italy trionfa parecchio e i più attenti coglieranno la seconda mentre la prima é talmente spudorata che devo convenire con il Dottor Manhattan, “il coppino sulla nuca parte spontaneo”); in generale la trama regge bene, ti appassiona e non hai mai quei momenti che dici “cosa aspettano a fare una carneficina? Ravviviamo questo mortorio !!”
Gli Attori – Un Cast “Esticazzi” come sempre quello sfoggiato da Tarantino, che affianca volti nuovi di Hollywood (come Foxx e Waltz appunto) a Star affermate come Leonardo DiCaprio (nei panni di Calvin Candie) e Samuel L. Jackson (nei panni del Capo della Servitù Stephen, un ruolo eccezionale secondo me, che passa dal Cliché del servo negro di famiglia accettato ormai come quei cugini imbarazzanti che incontri alle riunioni di famiglia a quello del Mentore-Ombra del giovane Candie con nonchalance); notevole il cast di comprimari dove come al solito Tarantino ama ripescare icone più o meno decadute dei film o serie TV di genere: da Don Johnson (Miami Vice) a Tom Wopat (Hazzard), oppure attori con ruolini di tutto rispetto ma poco conosciuti come Walton Goggins , James Remar o Tom Savini, per dire qualche nome.
La colonna sonora – Notevole, con grandi pezzi che richiamano molto l’atmosfera Western alternata a pezzi Rap moderni americani che si sposano bene, specie nelle sequenze d’azione; personalmente vi consiglio più volte l’ascolto di “Ancora Qui” dove canta la nostra brava connazionale Elisa sulle musiche di quel monumento vivente alla colonna sonora che é Ennio Morricone, le sue canzoni molto contribuiscono alla bellezza di questo film.
Le Citazioni – Come in ogni film di Tarantino non ne mancano, ce ne sono molte dedicate al genere Western italiano ma anche omaggi ad alcuni dei generi preferiti del regista specie nel finale, i cinefili più attenti come sempre si divertiranno nel cercarle.