Magni, nato il 21 Marzo 1928, fin da giovane inizia a lavorare nel campo della sceneggiatura e della regia, dal 1956 inizia a lavorare per i migliori registi italiani dell’epoca, da Mario Monicelli a Luciano Salce, da Mauro Bolognini a Carlo Lizzani (è sceneggiatore ad esempio di film come La Mandragola di Lattuada del 1965, La Ragazza con la Pistola di Monicelli del 1968 e Per Grazia Ricevuta di Nino Manfredi); in parallelo sviluppa anche il suo percorso come regista, dall’esordio Faustina del 1968 (film che racconta la tematica della violenza domestica vista attraverso gli occhi di una ragazza mulatta negli anni della ripresa economica) a quelli che hanno valso al regista il soprannome di “regista dei papi”: Nell’Anno del Signore (1969) e In Nome del Papa Re (1977).
(Nell’Anno del Signore – 1969)
Il primo – Nell’Anno del Signore – è a mio giudizio uno dei migliori film italiani del genere commedia/drammatico, che, grazie anche un Cast di tutto rispetto (Magni ebbe la fortuna di mettere assieme nello stesso film alcuni fra i più brillanti attori italiani dell’epoca, da Manfredi alla Cardinale, da Sordi a Tognazzi, fino a ottimi comprimari come Enrico Maria Salerno e Pippo Franco, ancora agli esordi nel cinema e non ancora completamente preso dal genere comico/demenziale) e a un’ottima sceneggiatura, decretò il successo al cinema e il suo novero fra i migliori film italiani degli anni 60 nel genere.
Prendendo spunto dal duro pontificato di Leone XII, Magni realizza un film nel quale si vede come la massa (qui raffigurata nel popolo romano) preferisce farsi comandare a bacchetta in cambio del quieto vivere anzichè reagire di fronte all’incapacità di chi comanda e pensa solo ai propri interessi (raffigurato nel Papato e nel suo governo); per Magni poi è l’inizio di una lunga collaborazione e amicizia con Nino Manfredi (al quale questo film varrà un David di Donatello come protagonista), con il quale farà numerosi film e lo aiuterà anche nella sceneggiatura di Per Grazia Ricevuta.
(In Nome del Papa Re – 1977)
Il secondo – In Nome del Papa Re – ci mostra invece il crepuscolo del Papato e l’inizio di un nuovo (?) periodo per Roma, in un 1867 che vede sempre più movimenti spinti dal fervore del Risorgimento compiere azioni sempre più eclatanti e un popolo sempre meno disposto a mantenere lo Status Quo che vorrebbe tenere il potere papale; in questo secondo Film abbiamo ancora Manfredi protagonista, non più come popolano ma come membro di quel sistema (addirittura fa parte della Sacra Consulta, organo giuridico massimo dello Stato Pontificio) che ha capito che il Vento sta cambiando direzione e che vorrebbe fare qualcosa di buono, ma incontra ostacoli nel secolare e immobile sistema di governo di cui egli stesso fa parte, come nella scena dell’arringa:
Il Film poi valse a Magni ben 3 David di Donatello, oltre a un altro successo di botteghino.
(In Nome del Popolo Sovrano – 1990)
Magni chiude la sua personale trilogia sulla città eterna con In Nome del Popolo Sovrano (1990) che riporta le vicende ai moti del 1848 e della effimera e combattiva repubblica Romana, Magni affida stavolta ancora all’amico Manfredi un ruolo di protagonista, nei panni diAngelo Brunetti(1800-1849, detto Ciceruacchio), rivoluzionario romano e del suo eroismo, oltre alle vicende degli altri protagonisti che ruotano attorno alla difesa della Repubblica, in un cast che per il prestigio dei suoi protagonisti sembra ripercorrere Nell’Anno del Signore (ritorna Sordi, ci sono attori napoletani del calibro di Luigi de Filippo e Carlo Croccolo, Elena Sofia Ricci e Jaques Perrin), ma stavolta in un film decisamente di stampo storico e con personaggi realmente vissuti e connotati precisi.
Altri due film vengono idealmente avvicinati a questa trilogia, anche se ritengo una forzatura: Tosca (1973), film poco riuscito ispirato alla celebre opera di Sardou nonostante la presenza di attori come Gigi Proietti, Monica Vitti, Vittorio Gassman e Aldo fabrizi, quest’ultimo purtroppo nella sua fase calante) e La Carbonara (1999), film che racconta le vicende di una nobildonna caduta in disgrazia che sostiene le cause carbonare, in cui tra l’altro recita ancora una volta Manfredi nei panni di un Cardinale che protegge nell’ombra la donna; tra l’altro per l’attore è il penultimo film che farà con Magni e uno degli ultimi prima della morte nel 2004.
Le carriere di Magni e Manfredi sono andate molto a braccetto insieme: magni dirigerà Manfredi in numerose pellicole, come nell’episodio “il cavalluccio svedese” in Quelle Strane Occasioni (1976) o nel “Il Superiore” in Basta che non si sappia in Giro (1976), nel film Secondo Ponzio Pilato (1987) rilettura quasi apocrifa delle vicende della Passione di Cristo attraverso gli occhi di Pilato, interpretato da Manfredi; l’ultimo lavoro dei due assieme rimane il Film Tv La Notte di Pasquino (2003), nel quale il regista affida all’attore il Ruolo diPasquinoper la seconda volta (la prima era stato Nell’Anno del Signore), in quello che ci piace pensare come il commiato fra i due che con la figura del leggendario dissacratore si erano trovati e con quella si salutavano; infatti Magni dopo quel film aveva smesso di realizzare film e sceneggiature, mentre Manfredi se ne va per sempre l’anno successivo.
Magni oltre che per Roma ha mostrato grande interesse per le vicende risorgimentali: da Arrivano i Bersaglieri (1980) che racconta la Breccia di Porta Pia (con Ugo Tognazzi, Ombretta Colli, Pippo Franco e Ricky Tognazzi) a la miniserie Tv Il Generale (1987), che ripercorre la Campagna di Garibaldi coi Mille fra il 1860 e il 1861, con Franco Nero nel ruolo di Garibaldi (e con un cast comprendente Laura Morante, Angela Molina, Jaques Perrin, Philippe Leroy e molti altri) fino a O’ re (1989), che racconta l’esilio di Francesco II di Borbonea Roma e le sue vicende personali (nel cast Giancarlo Giannini, Ornella Muti, Carlo Croccolo e Luc Merenda).
Con Magni quindi se ne va un appassionato della storia della Roma dell’800 e del cinema popolare che, nella semplicità della commedia, ha saputo raccontare come il Potere spesso ha cercato di fregare la Storia nel suo percorso di ammodernamento, cercando di salvarsi dall’evoluzione del pensiero e delle persone per preservare lo Status Quo, in questo Magni è stato eccelso, prendendo come spunto la secolare istituzione pontificia che dell’immobilismo e della repressione fece ampio strumento di conservazione dei privilegi e delle gerarchie.
L’ha ribloggato su O C T A G O N.