Dopo una lunga pausa, ritorna l’editoriale dedicato al cinema, con un film decisamente atteso dagli amanti del cinema d’impegno: American Sniper.
LA TRAMA – Seguiamo le vicende della vita del soldato americano dei Navy Seals Chris Kyle, interpretato da Bradley Cooper (la saga di Una Notte da Leoni, A-Team e American Hustle) divenuto uno dei più noti Sniper (cecchini, da qui il titolo del Film) della storia militare americana durante le missioni che lo hanno visto coinvolto nella seconda Guerra in Iraq e della sua vita privata, dalla conoscenza e il matrimonio con sua moglie Taya (Sienna Miller – Stardust, G.I Joe La Nascita dei Cobra e la serie TV Ken Eddie) e le conseguenze della sua esperienza di guerra sulla sua famiglia…. nuovo film da regista per la leggenda del cinema Clint Eastwood (la lunga filmografia dedicata all’ispettore Callaghan, la trilogia western di Sergio Leone, solo per citare le più conosciute come attore e film diretti come Mystic River, Invictus e Jersey Boys), che ci narra ancora una volta la dura realtà della guerra e le sue conseguenze sugli uomini che la combattono.
IL CAST – Buon cast, con Cooper che interpreta al meglio la vicenda umana e guerriera del soldato Kyle, che crede negli ideali americani della difesa della Patria, ma che si trova a subire le conseguenze e gli effetti di una guerra lontana dai “sacri confini” e che coinvolge nei suoi effetti anche la sfera familiare; buona la prestazione della Miller, che cerca di riportare sullo schermo le terribili situazioni (reali, ma in alcuni contesti talmente paradossali che lo spettatore può dubitare e credere che siano “esigenze cinematografiche”) che una moglie di un militare passa fra un turno di servizio al fronte e l’altro, dovendo fare il lavoro di due genitori nella crescita dei figli.
Il resto del Cast svolge il suo compito, complice il fatto che il vero co-protagonista di questo film accanto a Cooper e alla Miller è la Guerra: nei vediamo i suoi aspetti più intimi e riservati (i momenti di dolore privato dei soldati, della vita fra commilitoni), quelli più crudi (l’attività di cecchinaggio di Kyle, le sue “vittime”, le morti dei suoi compagni) e quelli di vita “normale” (il ritorno a casa da ogni missione, le discussioni con la moglie, le conseguenze delle missioni militari che si ripercuotono sulla sua vita). Menzione d’onore a Kyle Gallner (la serie TV Veronica Mars e CSI New York e i film Red Eye e Jennifer’s Body) e Cory Hardrict (la Serie Lincoln Heights e i film Gran Torino e World Invasion) nei ruoli di Winston e Danbrige, commilitoni di Kyle nella Guerra in Iraq.
LA REGIA – Eastwood come sempre produce un film dallo svolgimento asciutto, lineare, raccontando semplicemente i fatti che accadono sulla pellicola, ma ci comunica tutto lo stato d’animo dei protagonisti, il loro travaglio personale dovuto alle conseguenze di un conflitto: il travaglio di Kyle, che crede realmente negli ideali americani ma si trova a dover vedere le spaventose conseguenze delle azioni militari americane sui suoi compagni e sulla popolazione irachena e, nonostante le migliaia di chilometri fra l’Iraq e gli Stati Uniti, come queste conseguenze si ripercuotono sulla sua famiglia e le persone che ama.
Eastwood sceglie una storia esemplare di “soldato modello americano” per illustrare il lato più duro e meno conosciuto dei conflitti e le sue conseguenze sui reduci e le loro famiglie, di come non si riesce mai del tutto a “tornare a casa” ma di come la guerra e i suoi orrori entrano striscianti nella mente e nella psiche umana anche dopo che la guerra è conclusa.
Una fotografia asciutta, senza fronzoli e realistica ci ridà tutto questo, ci comunica la durezza del campo di battaglia, dei suoi orrori, semplicemente mostrandosi per quel che è.
IL MESSAGGIO – Se alcuni hanno definito questo film come un “Inno alla Guerra” , credo che invece, come per altri film di Eastwood sul tema (Flags of Our Fathers, Lettere da Iwo Jima) sia invece farci vedere il lato umano e terribile che questi conflitti hanno sulle persone e la loro cerchia affettiva e familiare, dimostrando così come la Guerra incide sui mutamenti del comportamento umano, facendo fare cose che, in un ambito di pace e normale convivenza, nessun essere umano sarebbe in grado di fare (particolare molto evidente nella prima scena, famosa anche nel trailer, che lo spettatore vede del teatro di guerra iracheno).
Ma vi è nonostante tutto un messaggio di speranza, rappresentato dalla voglia del soldato Kyle di tornare a una vita normale per il bene della sua famiglia, cercando di non perdere l’umanità che il conflitto sembra mangiarsi di giorno in giorno….
In conclusione, Eastwood ci ha regalato un film stupendo, probabilmente papabile anche di Oscar (anche se quest’anno la concorrenza sarà dura, visto alcuni titoli in uscita nelle prossime settimane e già papabili candidati) che merita di essere visto e consigliato: vedetevelo, non ve ne pentirete, BUONA VISIONE !!
Visto in questi giorni, davvero molto bello. Eastwood è sempre un vecchio leone di classe e Cooper è bravissimo, costretto a portarsi sulle spalle un personaggio con cui è molto difficile empatizzare.
Se guardi nel percorso interiore del soldato Kyle, capisci quanto questo non sia un film militarista o pro-guerra come alcuni hanno voluto vedere…..