Nuovo appuntamento con la rece cinematografica, dedicato all’ultima produzione italiana uscita nelle sale: Lo Chiamavano Jeeg Robot.
LA TRAMA – Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria – L’Ultimo Capodanno, Paz, Diaz e serie TV come Il Sequestro Soffiantini e Rino Gaetano) è un ladruncolo da quattro soldi che vive di borseggi e rapine; durante un inseguimento, si getta dal Tevere per sfuggire, rischiando quasi di annegare quando sfonda un bidone di una misteriosa sostanza nera affondato nel fiume…. ripresosi, va a rivendere la merce del furto da Sergio (Stefano Ambrosi – Gallo Cedrone, Febbre da Cavallo 2 e Grande, Grosso e Verdone), membro della gang dello Zingaro (Luca Marinelli – L’Ultimo Terrestre, Tutti i Santi Giorni e La Grande Bellezza), criminale che vuole fare il salto di qualità e con manie di grandezza, che sta intrecciando affari con la Camorra e con il clan di Nunzia (Antonia Truppo – Lo Spazio Bianco, La Kryptonite nella Borsa, La Doppia Ora e Il Clan dei Camorristi).
Proprio Sergio e Enzo devono andare a recuperare della cocaina per conto del Clan, ma l’operazione finisce male e muore Sergio, mentre Enzo, colpito, cade dalla palazzina in costruzione dove stavano svolgendo il recupero….ma sopravvive clamorosamente.
Tornato a casa, Enzo scopre, oltre ad essere quasi immortale, una forza pazzesca, quando sente urla provenire dalla casa di Sergio, dove vive anche sua figlia, Alessia (Ilenia Pastorelli, al suo debutto), ragazza con problemi mentali ossessionata dal cartone animato Jeeg Robot D’Acciaio, che viene minacciata dallo Zingaro e la sua banda, quando a salvarla arriva un misterioso individuo incappucciato…. primo lungometraggio per Gabriele Mainetti (Basette e Tiger Boy), che porta sullo schermo il genere d’azione e supereroi in chiave italiana.
LA REGIA – Mainetti confeziona e dirige davvero un bel fim, con dei buoni ritmi e una trama semplice ma efficace: il regista (che avevo apprezzato già nei suoi cortometraggi “Basette” – dedicato a Lupin III – e Tiger Boy – dedicato al Wrestling e all’Uomo Tigre) prende e sfrutta a pieno il percorso di nascita, formazione e redenzione dell’antieroe fumettistico, sviluppandolo in maniera lineare ma senza scimmiottare lo stile dei supereroi americani. Mainetti prende la periferia romana per eccellenza (Tor Bella Monaca), ne incrocia la malavita di basso rango con la criminalità organizzata e dei richiami (minimi ma chiari) alle vicende di Mafia Capitale o alla Romanzo Criminale (con una Roma vittima di attentati terroristici di non chiara matrice) e vi inserisce la nascita e formazione di quello che parte come un supercriminale ma diventa poi un Supereroe completo.
Bella anche la fotografia di Michele D’Attanasio, non male gli effetti speciali di Chromatica, per un film che fa del suo essere “artigianale” il suo punto di forza, quasi a rispondere ai Blockbuster “puliti” creati da Marvel e DC.
IL CAST – Ottima la recitazione e la perfomance di Santamaria nei panni di Ceccotti, convincente nel ruolo del ladro menefreghista che si ritrova con poteri straordinari; bene anche la recitazione di Marinelli nella parte dello Zingaro, anche se in alcuni momenti forse troppo sopra le righe, ma efficace nel mostrare la totale crudeltà del criminale pronto a tutto per la gloria; niente male la Pastorelli, convincente nel ruolo della disabile psichica Alessia, con la sua fissa per Jeeg Robot (e in alcuni momenti risulta davvero irritante con la sua ossessione); buona la prestazione anche del resto del cast, con il resto degli attori che non mette in ombra i tre principali protagonisti.
IL MESSAGGIO DEL FILM- Mainetti centra l’obbiettivo che non era riuscito a Salvatores con “Il Ragazzo Invisibile”: creare un supereroe italiano credibile e non scimmiottante della cultura americana.
Se Il Ragazzo Invisibile aveva forse troppi richiami a personaggi e saghe USA (un certo rimando a X-Men e poteri mutanti, per dire), in questo si crea la casualità di poteri conquistati da persone che non sembrano avere le caratteristiche di dover diventare eroi, ma che ne sembrano invece l’esatto contrario (Ceccotti è un ladro), ma che, guidati anche da una persona che non lo teme ne lo giudica cattivo (Alessia), intraprenderà il percorso che lo farà diventare un vero eroe, semplicemente iniziando ad aprirsi agli altri e a non fregarsene delle persone bisognose d’aiuto (come si rivela appunto Alessia.
Lo Chiamavano Jeeg Robot può essere quindi la giusta risposta al ritorno di un genere (il cinema d’azione fantastica) al quale abbiamo lasciato per troppi decenni mercato al cinema USA e ai suoi eroi… in tal senso appoggio anche l’operazione che ha visto uscire anche un ottimo fumetto (scritto da Roberto Recchioni e disegnato da Giorgio Pontrelli e Stefano Simeone, con copertine speciale disegnate da Leo Ortolani, ZeroCalcare, Giacomo Bevilacqua e lo stesso Recchioni) uscito con la Gazzetta dello Sport in occasione della prima del film: in passato abbiamo visto vari tentativi di supereroi Made In Italy (penso a Capitan Italia o al – pessimo in tutto – Capitan Padania; ha avuto un discreto successo invece Capitan Novara e i suoi alleati) – escluso ovviamente il fenomeno Ratman – non raggiungere il grande pubblico, magari questa operazione (che spero arriverà anche nelle fumetterie e librerie italiane) farà rinascere un genere ingiustamente abbandonato dalle nostre case editrici.
In conclusione?
Un bel film che dovete vedervi assolutamente secondo me, non solo perché è italiano e fatto bene, ma perché uscirete soddisfatti dalla sala (mi ha fatto piacere l’applauso partito a fine proiezione nella sala dove ero io) di aver visto un bel film, BUONA VISIONE !!!
Non ho ancora visto dalla tua rece diventa per me un must!
Sherabientot
Vai ti piacerà senz’altro 🙂