Il 1° Maggio del 1947 sulla Sicilia splendeva un bel sole.
Erano passati due anni dalla fine della guerra, Il paese stava iniziando una lenta ripresa dagli orrori della Guerra, la Sicilia era quattro anni che aveva avuto la Liberazione da parte degli Alleati.
Dopo decenni in cui il 1° Maggio, Festa dei lavoratori, sotto il regime fascista era stato quasi condannato all’oblio (e addirittura spostato di data e inglobato nel Natale di Roma, il 21 Aprile, per togliere ogni possibile riferimento alla festa socialista e comunista), nel 1947, in Sicilia si torna a festeggiare il 1° Maggio, forte anche della vittoria nell’Assemblea Regionale Siciliano del Blocco del Popolo, lo schieramento PCI-PSI che ha conquistato un gran numero di seggi a fronte della debacle della DC e del fallimento delle aspirazioni autonomiste dei partiti indipendentisti siciliani.
A Portella delle Ginestre, oltre duemila persone sono sulla piana ai piedi delle montagne a festeggiare la rinata Festa dei Lavoratori e in contemporanea a protestare contro i latifondisti e a chiedere la riassegnazione delle terre ai contadini: bandiere, canti, uomini, donne e bambini, tutti a fare feste e chiedere semplicemente diritti eguali per tutti.
Improvvisamente, alle 10.15, dal Monte Pelavet inizia un quarto d’ora di totale delirio e orrore: raffiche di mitra, fucilate, una lunga sequenza infinita di colpi, urla, gente che stramazza al suolo, pianti, sangue.
Alla fine di quel quarto d’ora infernale, saranno 11 le vittime, tra cui tre bambini, il più piccolo ha 8 anni; altra cosa – poco nota – della strage: la maggior parte delle vittime e delle persone presenti a Portella sono della storica e vitale minoranza albanese che vive nella zona.
Nei giorni successivi, si susseguono attentati e agguati alle sedi del PCI siciliano, tutti firmati da volantini con la firma e il nome del bandito Salvatore Giuliano, Criminale mafioso che ha sposato la causa degli indipendentisti siciliani e che invita i siciliani a rivoltarsi contro il comunismo e la vittoria del PCI in Sicilia.
Il resto è storia: seguiranno indagini che inizialmente smentiscono possa trattarsi di ritorsioni politiche o mafiose, poi Giuliano e la sua banda saranno accusati e processati come esecutori materiali della strage (ma Giuliano morirà prima, ucciso – fonte ufficiale dell’epoca, anche se appare chiaro nei decenni successivi che fu un esecuzione – in uno scontro a fuoco con i Carabinieri), mentre negli anni sui mandanti (la Mafia, sicuramente, preoccupata che l’attività politica del PCI togliesse loro potere sui contadini e sulle persone; più fumosa invece le piste che portavano a elementi di spicco siciliani della DC e dei monarchici, surreale le piste che suggerivano addirittura coinvolgimento dei servizi segreti USA), molte ipotesi, ma pochi fatti certi.
Portella è stato sicuramente il primo vero atto terroristico compiuto non solo contro popolazione inerme – “colpevole” solo di aver festeggiato la festa dei lavoratori – della storia della Repubblica Italiana, ma è stato anche la prima vera azione di forza della Mafia contro lo Stato, un “segnale” che loro non avrebbero mollato la presa su una regione e una popolazione che ritenevano “cosa loro”.
Per questo é importante ricordare Portella e ricordare e celebrare il 1° Maggio, non solo con concertoni o riunioni, con feste di piazza e cortei, ma anche celebrando la memoria di persone morte perché volevano riprendersi un giorno e un diritto, il diritto di celebrare la festa del lavoro.
Buon 1° Maggio a tutti