80 anni fa, il nostro paese, già sotto una vergognosa dittatura, varava uno dei provvedimenti più ignobili della sua storia: Le Leggi Razziali.
I primi passi il Regime di Mussolini li compie a Luglio, quando il 14 Luglio 1938 fa pubblicare, sul Giornale d’Italia, il “Manifesto degli scienziati razzisti” (che diventerà più noto come “Manifesto della Razza, che verrà ripubblicato sul giornale di propaganda razzista del regime “La Difesa della Razza” il 5 Agosto); il 25 Luglio, i firmatari del manifesto, si riuniscono con il Ministro della Cultura Popolare Alfieri e il segretario del PNF Starace, per confermare il risultato del lavoro sul Manifesto.
Il 5 Settembre a San Rossore (PI), Vittorio Emanuele III firma il primo dei provvedimenti che colpiranno gli Ebrei in tutte le categorie sociali, culturali ed economiche del Paese, con la Legge che espelle studenti e docenti ebrei dalle scuole e università italiane; il 7 Settembre si vara provvedimenti “contro gli Ebrei stranieri in Italia”; tutti questi e altri provvedimenti, Mussolini li annuncia trionfante alle folle a Trieste il 18 Settembre 1938.
Questa infamia, oltre a farci schierare allo stesso livello delle leggi razziali emanate da Hitler, sarà per gli ebrei italiani, il prologo che li porterà, durante la Seconda Guerra Mondiale, verso la Deportazione e l’Olocausto dei Lager Nazisti, dal quale molti non faranno ritorno….. fra i pochi che tornarono, e che ancora oggi possono raccontarlo dalla loro viva voce, la Senatrice a Vita Liliana Segre:
Le leggi razziali furono soppresse nel 1944 durante il Governo Badoglio, ma nei solo sei anni che furono applicate, oltre ad essere una macchia indelebile, come il regime fascista, della nostra storia, furono devastanti nei termini di vite umane spezzate a cui contribuirono, oltre che di danni sociali e culturali che crearono al nostro Paese: Scienzati e professori come Enrico Fermi (italiano, ma sposato a una donna ebrea), Emilio Gino Segré, Bruno Pontecorvo e decine di altri fuggono all’estero per sfuggire alle persecuzioni.
Dopo 80 anni, possiamo dire che abbiamo imparato la lezione?
Solo in parte purtroppo. Ancora nel 2018, abbiamo persone che individuano nello “straniero” o nella persona di “razza diversa” (quando ormai appare ridicolo oggi continuare anche solo a sostenere il concetto di razze diverse) la fonte dei problemi del loro Paese, e che basti ingabbiarli in leggi chiaramente razziste o impedire loro di arrivare nel nostro Paese (senza tenere conto del perchè stiano fuggendo dai loro paesi), sia la soluzione a tutti i problemi…. Nel 1938, in un regime ormai saldo, non risultava più nemmeno un problema ammettere, senza pudori di essere razzisti:
«È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l’opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l’indirizzo arianonordico.» |
(La difesa della razza, anno I, numero 1, 5 agosto 1938, p. 2) |
Oggi, soprattutto nell’ambito social, ci ritroviamo con persone, addirittura leader politici, che si vantono del loro essere razzisti per favorire “prima gli italiani”; è altresì inquietante vedere come, nell’attuale governo, persone persino in ruoli chiave, utilizzino constantemente la minaccia di “invasione straniera”, come esaltino ogni reato commesso da stranieri nel nostro Paese (mentre tacciono quando i reati sono commessi dai nostri connazionali, specie se i reati sono, come in questa estate, le numerose aggressioni – fisiche, verbali – contro stranieri), quasi fosse la causa dei problemi economici e sociali di questo Paese, mentre invece, niente viene fatto per risolvere – concretamente – i problemi dello stesso.