Trovarsi fuori dall’Italia ai tempi del Coronavirus: Maria Devigili, Musicista

(Foto © Maria Devigli/FB – 2019)

In questa situazione di Pandemia, tanti settori stanno affrontando la situazione con tutte le sue problematiche.

Il settore della Musica soprattutto sta affrontando grossi problemi, con i locali chiusi, Festival e Tour rimandati, gli artisti costretti ad annullare concerti.

Ma le problematiche raddoppiano, se sei un musicista, stai facendo un Tour fuori dall’Europa e, mentre il tuo Paese è in piena Pandemia, la stessa arriva pure nel Paese dove stai suonando.

 

 

È il caso di Maria Devigili, musicista trentina, che suona dal 2011, un’EP e tre Album (l’ultimo, Tempus Fugit, uscito nel 2018 per la Riff Records/CARDIO) all’attivo, che si è trovata negli USA al momento in cui anche lì è arrivata la Pandemia del Covid-19.

Una situazione complicata e difficile, ho avuto modo di contattarla mentre sta cercando, tra mille difficoltà, di rientrare in Italia, per raccontarci la sua esperienza e le sue impressioni sulla situazione che stiamo vivendo:

 

Enrico: Innanzitutto grazie della tua disponibilità, al momento com’é la tua situazione?

Maria: La situazione qui a Las Vegas, Nevada (USA) è più o meno equiparabile alla situazione in Italia 3 settimane fa, quando l’epidemia stava incominciando a diffondersi un po’ in tutte le regioni.

Eventi e concerti annullati, molte attività sospese ma non tutte, supermercati presi d’assalto.

Molta rabbia dei gestori che devono chiudere; Persone che ancora se la prendono contro i media accusati di seminare il panico, persone che equiparano questo virus ad una influenza ecc.

 

Enrico: Quando hai capito che la Pandemia stava arrivando anche negli USA?

Maria: Ho incominciato a seguire le notizie dalla Cina da fine gennaio – inizio febbraio.

Era abbastanza chiaro che si trattava di un effettivo pericolo per l’umanità intera. Come si poteva anche solo pensare che questo fosse un virus confinato alla “sola” Cina? Considerando anche il fatto che quella cinese è una comunità sparsa in tutto il mondo e sempre in movimento con moltissimi mercati e traffici internazionali?

Quindi ti rispondo che per me era chiaro che la pandemia sarebbe arrivata

ovunque, anche in America.

Come l’Italia, il governo americano ha bloccato i voli da e per la Cina mantenendo aperti tutti gli altri ma questa è stata una misura pressoché inutile.

Enrico: Che differenze hai visto fra le reazioni delle persone alla Pandemia e quelle dell’opinione pubblica?

Maria: L’opinione pubblica di un Paese è il frutto dell’accesso delle persone all’Informazione in diverse forme.

Vorrei fare una distinzione generale tra due tipi di informazione: i media (giornali online o cartacei, tv etc) e i canali governativi.

I media hanno cercato di avvertire fin da subito, chi più chi meno anche perché le notizie della pandemia dalla Cina circolavano liberamente in internet già da parecchio.

Dall’altra parte c’era il Governo e i medici ad esso legati che hanno “avvisato” si’ ma sempre minimizzando e usando toni piuttosto rassicuranti.

Ricorderò sempre, ai primi di febbraio, il direttore dell’Infettivologia di Roma parlare del virus come di “una banale influenza” .

Era chiaro che si voleva mantenere tranquilla la massa.

Devo dire che l’operazione è andata proprio a buon fine: la massa è rimasta per gran parte del mese di febbraio, piuttosto tranquilla a proposito del coronavirus.

L’unica preoccupazione che ho visto è stata quella a proposito delle fake news che la maggior parte delle volte erano notizie vere.

E poi tanta rabbia contro chi diceva la verità o semplicemente consigliava di essere prudente.

Io ero basita della leggerezza con cui le persone parlavano del Coronavirus; Sono stata anche insultata perché ho postato un articolo serio sull’argomento.

(Foto © Maria Devigli/FB – 2018)

 

Enrico: Quali sono state le prime difficoltà che hai incontrato nel tentare di rientrare in Italia?

Maria: E’ andata così:  Io avevo un biglietto di rientro per il 2 marzo ma non sono partita  per varie ragioni;  i voli cominciavano ad essere cancellati e ogni giorno rischiavo di non sapere cosa mi aspettava.

Avrei dovuto fare scalo a Francoforte per poi prendere un altro aereo per Milano Malpensa con Lufthansa ma proprio in quei giorni Lufthansa stava annunciando la cancellazione di tutti i voli.

Era tutto molto confuso; ho quindi spostato la data di rientro ad aprile;  ma nel giro di pochi giorni le cose sono peggiorate e l’America ha incominciato a bloccare i voli per l’Italia e per l’Europa.

La prima cosa che ho fatto è stato chiamare la mia compagnia aerea (Condor-Lufthansa) ma non ha mai risposto;  non era ancora chiaro se i voli di aprile fossero cancellati.

La Farnesina, che non mi ha mai risposto al telefono, mi ha invece risposto via email, dicendomi, testuali parole:

“purtroppo i connazionali al momento all’estero devono provvedere autonomamente al rientro in Italia anche con più scali qualora la propria compagnia aerea non li protegga su altri voli.

Per ora non sono previsti voli di stato per i connazionali.”

Nel frattempo ho contattato anche l’Ambasciata italiana di Los Angeles che mi ha detto esattamente le stesse cose aggiungendo anche che rischiavo di non avere copertura medica in caso di pandemia (benché io sia assicurata) e che rimanendo oltre il limite del mio visto, potevo rischiare problemi futuri con la legge americana.

L’ambasciata mi ha consigliato di andare sul sito Alitalia e comprare un biglietto di ritorno il prima possibile e così ho fatto;  Il volo partiva da Las Vegas con Delta Airlines per arrivare a New York, lì mi sarei fermata per uno scalo di 2 ore e 40 minuti, dopodiché avrei preso un altro aereo con Alitalia, destinazione Roma.

Da Roma avevo comprato un altro volo per Bologna ma ancora non sapevo bene che i voli interni in Italia quasi non esistevano più.

Ora, immagina l’incertezza:  Avrei dovuto partire 3 giorni dopo;  Ogni giorno controllavo i voli, lo stesso mio volo , New York- Roma veniva cancellato un giorno sì e un giorno no.

Nel frattempo in Italia con il blocco di tutto, la percorrenza dei treni era stata drasticamente ridotta e io sarei arrivata a Roma in un orario incerto ma comunque pomeridiano e l’unico treno diretto era la mattina (casa mia è in un paese in Trentino e nessuno poteva venire a prendermi).

In tutto questo, la Farnesina non rispondeva al telefono; Quindi io avrei dovuto arrivare a New York con il rischio di vedermi il volo cancellato e nessuno che mi rispondeva?

A questo aggiungo la notizia che attorno al 14 marzo gli aeroporti americani si stavano riempiendo di gente che in massa tornava a casa dopo un annuncio di Trump che in sintesi diceva agli americani fuori per studio o lavoro “tornate dalla vostra famiglia”.

Ho incominciato a vedere foto e notizie di file chilometriche ai controlli di sicurezza, c’è chi parlava di 7 ore di fila, chi di 3; Fatto sta che io dovevo prendere una coincidenza in meno di 3 ore. A New York, uno dei più grandi aeroporti in America.

Ho provato a chiamare Alitalia, Farnesina ma nulla. Nessuna risposta. Nell’incertezza più totale, ho scelto di rimanere qui, in America.

Almeno so quello che rischio nel rimanere. Se parto, è l’incertezza più totale.

 

Enrico: Credi che gli USA saranno in grado di affrontare la Pandemia in corsa, dopo gli errori iniziali?

Maria: La risposta è solo un imperativo categorico: DEVONO per forza essere in Grado.

 

 

Enrico: Nel tuo mestiere, che ripercussioni pensi avrà nel lungo periodo questa Pandemia?

Maria: Al momento, le ripercussioni su di me in quanto musicista non è una delle mie ultime preoccupazioni prioritarie.

Certo, bisogna pur campare economicamente  ma in qualche modo ci si arrangerà. Vedendola positivamente, ci sarà più tempo per creare, scrivere, dipingere ma anche per riflettere e meditare.

 

Enrico: Hai qualche consiglio da dare ai nostri connazionali all’estero che si trovano nella tua stessa situazione?

Maria: Chi si trova all’estero e ha un posto dove stare dovrebbe poter rimanere dove si trova.

Chiamare la Farnesina è inutile, non risponde nessuno; Mi pare che ci siano dei limiti oggettivi per il rimpatrio.

Auspico che il prima possibile venga trovato un accordo tra ambasciate e Governo per assicurare agli italiani all’estero la copertura medica, la proroga dei visti in scadenza e il sostegno economico laddove necessario.

Enrico: Credi che il settore della musica e dell’intrattenimento saprà riprendersi dalle conseguenze di questa Pandemia?

Maria: La musica e l’arte andranno avanti fino a quando andrà avanti l’umanità. Anzi, probabilmente in questo periodo l’arte sarà anche più rigogliosa del solito e si troveranno nuove vie di espressione.

Foto & Video © Maria Devigli/FB/Youtube

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