Un Giorno del Ricordo dove i ricordi NON contano

Ieri è stato celebrato in Italia il Giorno del Ricordo, la giornata dedicata alle vicende delle popolazioni italiane in Istria e Dalmazia durante la seconda guerra mondiale.

Dal 2004, dalla sua istituzione, l’idea è che la giornata serva per capire le cause alla radice dei fatti che portarono, fra la fine della prima guerra mondiale e la fine della seconda, alla tragedia delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.

Nella realtà dei fatti, ancora invece si fatica a dare un vero senso di approfondimento storico alla giornata per farne, specie per colpa della destra (sopratutto quella estrema), una giornata di “bandiera” per una parte da “contrapporre” al Giorno della Memoria.

Ancora assistiamo a tentativi di equiparazione (assurda) fra la vicenda giuliano-dalmata e l’Olocausto, impossibile sia per i numeri che per le modalità (e ignorando tutte le persecuzioni, eccidi, stragi e pulizie etniche fatte dal regime fascista e da quelli collaborazioni filonazisti messi dalla Germania in quelle aree); o operazioni culturali di dubbio gusto perpetuate da giunte regionali e locali di centrodestra (dal pessimo manifesto ufficiale del Piemonte al patrocinio del comune di Verona a un premio letterario dedicato a un noto militare lombardo vicino alla RSI, il cui museo-sacrario è metà di annuali raduni di reduci e simpatizzanti, specie fra l’estrema destra, del regime collaborazionista creato nel 1943 dai nazifascisti a Salò), senza contare le consuete shitstorm mediatiche che colpiscono le pagine social di istituti storici o associazioni come ANPI accusate di “negazionismo” della questione Foibe.

Sono invece proprio gli istituti storici (specie quelli legati alla storia della Resistenza e del Novecento), gli, unici, assieme alle istituzioni nazionali, a fare le iniziative che portano davvero avanti il lavoro, raccontando i fatti antecedenti alla vicenda delle foibe che furono la causa scatenante delle stesse, come fatto dal convegno organizzato a Gorizia con l’associazione ZZB-NOB slovena.

O come la sempre più ricca (e documentata) produzione letteraria sulla vicenda, oltre a interventi nelle scuole, convegni, manifestazioni culturali, che provano a contrastare la narrazione a senso unico fatta finora (e sopratutto) dalla politica italiana sui media e sui social.

Se vogliamo DAVVERO che il Giorno del Ricordo sia celebrato come tale, dobbiamo riportare i ricordi (reali) storici in primo piano e togliere questa giornata istituzionale di “mano” da chi, finora, l’ha utilizzata non per celebrare la memoria di quelle vicende, ma per “adattarle” alle sue esigenze e “fini” politici.

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