Ritorna la Rece cinematografica con la recensione del film vincitore dell’Oscar come Miglior Film Internazionale, tratto dal romanzo di Martin Amis, ispirato alla vita reale del Comandante del Lager di Aschwitz, Rudolf Franz Ferdinand Höß: La Zona d’Interesse.
La Trama
La vita del Comandante Rudolf Höß (Christian Friedel – Il Nastro Bianco, Elser, Pollo alle Prugne), di sua moglie Hedwig (Sandra Hüller – Vi presento Toni Erdmann, Proxima, Anatomia di una Caduta) e dei loro figli scorre placida e serena nella loro casa, fra bagni nel fiume, feste nel giardino e giornate felici, se non fosse per un dettaglio: Höß è il comandante del Lager di Auschwitz, il più grande campo di concentramento del III° Reich e la loro casa è a ridosso dei muri di cinta del campo, dal quale si scorge il fumo dei crematori e si sente le urla dei prigionieri e i treni che arrivano in maniera incessante… Jonathan Glazer (Sexy Beast, Birth – Io sono Sean e Under The Skin) porta sullo schermo uno straniante quadro dell’Olocausto da un punto di vista così interno ma al tempo stesso totalmente alieno: quello di una “normale famiglia” di fedeli gerarchi nazisti votati alla causa.
La Regia
Glazer confeziona un film che, se parte quasi in sordina, con un ritratto quasi “sereno” attraverso gli occhi della famiglia Höß, ci cala poi in un abisso di orrore assoluto, ma non attraverso immagini crude del campo, ma attraverso il totale distacco della famiglia alla mattanza che è appena celata dietro al muro di cinta della casa, che percepiamo dalle urla dei prigionieri, dei soldati delle ss che impongono ordini, che scorgiamo dal fumo dei camini e dei treni che arrivano.
Ma loro sembrano fregarsene e disinteressarne, nemmeno quando maneggiano i vestiti e i gioielli rubati ai prigionieri del Lager, provandosi allo specchio gli oggetti depredati in vita.
Una banalità del Male agghiacciante, che in sala ha lasciato tutti di ghiaccio e senza parole per tutto il film; splendida la fotografia di Łukasz Żal (Ida, Cold War, Sto pensando di finirla qui), che ci offre i contrasti da immagini da cartolina della casa e del giardino di Höß con le immagini che suggeriscono, sullo sfondo e nella notte che cala su Auschwitz, dei colori tetri e infernali del Lager.
Ottime le musiche di Mica Levi (Under The Skin, Jackie) che evidenziano ancora di più lo straniante divario fra i due “mondi”
Il Cast
Friedel e la Hüller portano sullo schermo dei personaggi totalmente invasati della fede nazista e della loro “missione”, ciechi di fronte all’evidente orrore che stanno producendo, ma totalmente lucidi nella loro ambizione ed egoismo di fare di tutto per mantenere il loro status quo e livello sociale raggiunto.
Il resto del cast sparisce, ma è voluto: i protagonisti sono loro e l’Orrore che li circonda e di cui sono i creatori e direttori; menzione speciale per l’attrice nel ruolo della Madre di Hedwig, probabilmente l’unica che, nel corso del Film, scopre l’Orrore che circonda sua figlia e la sua famiglia.
Le differenze con il Romanzo
Rispetto al romanzo originale di Amis, questo abbandona gli artifici scritti all’epoca per non indicare in Höß ed Hedwig i protagonisti di quelle vicende, ma ne sfrutta alcuni aspetti per evidenziare i due mondi quasi paralleli che convivono, appena separati da un muro di cinta.
Il Messaggio finale
Si sente dire che ormai sulla Shoah e sullo sterminio attuato dai nazisti di ebrei, rom, minoranze religiose, comunità LBGTQIA+ e disabili si sia scritto già ogni scibile possibile e che si sia rappresentato in ogni maniera possibile.
Glazer ci dimostra che forse, l’aspetto più terrificante e malato di quella tragedia non era ancora stato mostrato: quello di chi, dentro quella macchina di morte c’era e conduceva una vita assolutamente normale, quasi che, vivere giornate a stare dietro alla casa, ai figli e a divertirsi, mentre a pochi metri intere vite si spegnevano ogni minuto nelle camere a gas e nei crematori (o in modo peggiori) nella loro totale indifferenza.
La storia odierna ci mostra che l’Odio e l’Orrore sono ancora ben vivi, che persino nell’Europa liberata quasi 80 anni fa dal nazifascismo, sentimenti che vorrebbero farci rivivere quegli anni ancora ci sono e vivono e sono ahimè radicati in partiti di governo di centrodestra ora al potere, in Italia e altre parti d’Europa.
In conclusione? recuperatelo, merita sia che lo vediate in streaming che nelle arene estive quest’estate, perché da film come questi che si capisce come un sistema come le dittature nazifasciste hanno conquistato e plagiato un intero continente per venti anni e come il rischio di un ritorno ci possa essere, BUONA VISIONE!!!
Qui trovate le recensioni del buon Cassidy, del buon Frusciante e di VictorLazlo88
Una regia che non ho compreso subito, per poi apprezzarla col passare dei minuti.
Io sono rimasto impietrito per tutta la durata del film, da come riuscivano a estraniarsi dall’orrore a cui stavano contribuendo
Quello non mi ha sorpreso. Succede anche oggi.