Oggi ricorre l’80° anniversario di una data che segna l’Inizio della fine del Regime Fascista in Italia e anche quella di una festa spontanea nata per festeggiarla.
Il 25 Luglio 1943 infatti, dietro suggerimento dell’ordine del giorno del Gran Consiglio del Fascismo presentato dal gerarca Grandi, alle 2.30 di notte fu votata a maggioranza la sfiducia a Mussolini, che di lì a poco, rassegnerà la dimissioni, verrà arrestato e condotto a Campo Imperatore in prigionia e vedrà salire al suo posto il Generale Badoglio, nei famosi “45 giorni”.
La situazione era arrivata a quel punto da un Paese stremato dalla Guerra a fianco di Hitler e della Germania, che era evidente ormai persa: dall’entrata in guerra nel 1940 Mussolini aveva ottenuto solo sconfitte mitigate in parte dall’aiuto della Germania; le Colonie in Africa erano andate tutte perdute, mentre gli Alleati pochi giorni prima della sfiducia votata – il 10 Luglio 1943 – sbarcavano in Sicilia, iniziando la Liberazione dell’Italia.
L’esercito italiano era fiaccato dalle perdite ingenti subite nelle varie campagne e i Savoia, assieme a molti gerarchi e membri del governo, da tempo stavano tessendo contatti con gli Alleati per una resa e fine delle ostilità e, nel contempo, cercavano di spingere Hitler a negoziare almeno una resa con l’Unione Sovietica per alleggerire almeno uno dei fronti.
La popolazione poi era ormai stanca di quel conflitto che aveva impoverito l’economia e l’insofferenza verso il regime – mai del tutto sopita – era alimentata anche dalle prime avvisaglie di quello che sarebbe stata poi, dall’8 Settembre, la Resistenza armata al nazifascismo da parte delle formazioni partigiane.
In molti e in numerosi parti d’Italia, fra il 25 e il 26 Luglio, festeggiarono la caduta di Mussolini, rimuovendo dagli edifici pubblici e delle organizzazioni fasciste simboli e iconografie legate a Mussolini e al Fascismo.
E fu in quella occasione che nacque, in una cascina del Reggiano, quella che sarebbe diventata poi la “Pastasciutta antifascista” che celebriamo oggi.
Siamo a Campegine, piccolo paese della sterminata campagna emiliana, anche qua la notizia della caduta e dell’arresto di Mussolini arriva e una famiglia decide che sia il momento di festeggiare per tutti, quella giornata storica.
Sono la famiglia Cervi: Alcide, sua moglie Genoeffa e i loro nove figli (sette fratelli e due sorelle).
Vicini alle lotte per i diritti degli agricoltori e antifascisti da sempre, i Cervi da tempo sono vicini anche al nascente movimento partigiano e già hanno compiuto azioni contro i nazifascisti; per cui per loro, è normale festeggiare questa caduta, perché è evidente che il fascismo ha le ore contate.
Prendono quindi a credito farina, burro e formaggio e preparano per tutta Campegine 380 chili di pasta in bianco (maccheroni burro & formaggio nello specifico) e con il loro carro, la portano in paese per darla da mangiare gratuitamente a tutti quanti.
Quel giorno, nacque involontariamente una festa che, dopo la fine della guerra, la caduta del nazifascismo e la nascita della Repubblica, viene portata avanti ogni anno dall’ANPI e dalle associazioni che preservano la memoria della Resistenza, oltre ad essere portata avanti ancora in quella che era la casa della Famiglia Cervi, oggi sede dell’omonimo Museo e luogo della Memoria della Resistenza.
Purtroppo in realtà la parola Fine al regime fascista non sarà in quel giorno: da lì a Settembre, Hitler farà liberare Mussolini, che insedierà nel Nord Italia con uno stato-fantoccio, per continuare la guerra contro gli Alleati, ormai sbarcati in Italia che nel frattempo, stanno liberando il Sud, che dopo l’8 Settembre, vedrà Badoglio e i Savoia governare la parte liberata e schierarsi a fianco degli Alleati.
Una parte di coloro che votarono la sfiducia saranno più tardi arrestati e condannati a morte da Mussolini, fra cui il genero Galeazzo Ciano; Grandi invece, eviterà la condanna a morte e l’arresto, essendo rifugiato poco dopo la sfiducia in Spagna, tornerà in Italia negli anni 60 e morirà in Italia nel 1988; la quasi totalità di coloro che votarono la sfiducia riuscirono a sottrarsi agli arresti e alla condanna. Badoglio, dopo aver governato i governi post-8 Settembre, verrà accusato nel 1947 di crimini di guerra nelle colonie in Libia ed Etiopia, ma non verrà mai processato, morirà nel 1956.
Ai Fratelli Cervi toccò invece il destino di essere catturati e il 28 Dicembre sono fucilati, assieme a Quarto Camurri, al poligono di Tiro di Reggio Emilia; il padre Alcide sopravvive e, fino alla sua morte, nel 1970, racconterà la testimonianza e la memoria dei suoi figli e della resistenza.
Perché dopo un Raccolto, ne viene un Altro.
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