Oggi, complice anche la difficile situazione internazionale che coinvolge l’Europa con il conflitto fra Ucraina e Russia, è passato in secondo piano un anniversario di una strage legata in modo molto stretto alla nostra storia nazionale e a diverse (e ancora poco chiare) vicende italiane: la Strage di Portella delle Ginestre.
La Sicilia non deve diventare Rossa
Alla fine della seconda Guerra Mondiale, la Sicilia sta attraversando un periodo molto particolare: prima fra le regioni italiane ad essere liberata dagli Alleati fu attraversata da uno scontro chi voleva mantenere lo status quo di potere (le potenti famiglie nobiliari che detenevano ampi territori mezzadrili e la mafia, che aveva approfittato della situazione per conquistare ruoli di potere nelle amministrazioni e nella macchina amministrativa siciliana) e un rinascente movimento indipendentista siciliano (con il braccio armato dell’EVIS); in tutto questo, si inserisce l’imprevisto successo delle formazioni di sinistra, riunite nel Blocco del Popolo, che ottiene, nelle elezioni per l’Assemblea Siciliana del 1947, un significativo successo.
I lavoratori e i sindacati decidono di festeggiare la vittoria, tornando, dopo diversi anni, a festeggiare di nuovo la Festa del Lavoro (che durante il ventennio fascista era stata abrogata e spostata al 21 Aprile, per legarla al Natale di Roma); alcuni decidono di organizzare la Festa e i relativi comizi a Portella della Ginestra, località vicino a Palermo, dove in passato, aveva tenuto diversi comizi Nicola Barbato, storico esponente socialista siciliano.

Poco dopo le 9.30, mentre erano appena iniziati i comizi, iniziano una lunga serie di raffiche e colpi di arma da fuoco che colpiscono i manifestanti; urla, grida e un fuggi fuggi generale, alla fine a terra rimangono 12 persone (fra cui quattro minori, il più piccolo ha 8 anni; una persona, Emanuele Busellini, è ucciso prima della strage perché incrocia il gruppo di fuoco mentre si reca sul luogo), quasi 30 feriti (una, Vita Dorangricchia, morirà mesi dopo); seguirono, mesi dopo, altri attentati e attacchi a sedi sindacali e del PCI in tutta la zona.
Giuliano è la Mano, i Mandanti chi sono?
Già dalle prime indagini emerge che il gruppo di fuoco e gli esecutori sono i membri della Banda di Salvatore Giuliano: già con diversi capi d’accusa per reati, Giuliano viene avvicinato e si arruola nell’EVIS, con il quale compie diverse azioni contro lo Stato italiano.
Nel corso dei decenni, dietro alla sua figura (e alla sua morte) sono tuttora non del tutto risolte diverse pagine di quei legami oscuri fra Mafia, Stato, servizi segreti e il ruolo dell’Italia nello scacchiere europeo fra USA e URSS; se dal lato processuale, è ormai accertato che l’esecuzione materiale della Strage è stata fatta da Giuliano e la sua Banda, resta ancora poco chiaro chi commissionò la Strage a Giuliano e con quali motivazioni.
Ancora oggi diversi documenti delle indagini e inchieste sono secretati, diverse negli anni, dalle istituzioni e dalle associazioni, le richieste di desecretare questi atti e renderli pubblici, per accertare quelle zone d’ombra che ancora aleggiano sulla vicenda.