A distanza di un giorno dall’altro, abbiamo celebrato il ricordo della scomparsa di due grandi figure politiche e storiche del nostro Paese: Giacomo Matteotti e Enrico Berlinguer.
Il primo, storico esponente socialista, fra gli ultimi politici a schierarsi apertamente contro il neonato regime fascista, pagò con la vita il suo ultimo appello contro la tirannia di Mussolini, lanciato dall’aula di Montecitorio, dove denunciava i brogli delle elezioni 1924: il 10 Giugno, in pieno giorno, veniva aggredito da una squadraccia fascista, malmenato e rapito, per poi ritrovare il suo corpo, dilaniato dalle violenze subite, il 16 Giugno.
Mandante di tutta l’operazione che portò all’omicidio di Matteotti fu lo stesso Mussolini, che, ormai in totale dominio del Paese, qualche mese dopo, rivendicherà con orgoglio tale “operazione”, ormai sicuro della totale impunità.
Mussolini e il Regime “silenziano” Matteotti, perché “colpevole” di aver rivelato e di continuare a dire all’opinione pubblica le evidenti frodi fatte durante le elezioni e il lento ma costante corrodere delle libertà che il regime, de facto installato già dal 1922, dopo la Marcia su Roma (QUI ritrovate l’editoriale che scrissi sulla vicenda nel centenario), stava perpetrando: basta solo ricordare che nel periodo fra le elezioni e l’insediamento del governo, la stampa di regime monopolizzò l’attenzione con la vicenda del “Mostro di Roma”, chiedendo a gran voce “misure energiche” contro di lui e “leggi severe” dal governo: pochissimi giornali non schierati, ad esempio, arrivarono ad annunciare il rapimento di Matteotti e la sua scomparsa.
Enrico Berlinguer, militante, parlamentare e segretario del PCI, è stato probabilmente l’ultimo vero grande Leader della sinistra italiana, capace di iniziare quel percorso che portò al distacco totale del partito comunista italiana dalla visione sovietica del comunismo e dal portare le battaglie sociali del comunismo dentro la nascente unione europea; fu protagonista anche del “compromesso storico”, che portò il PCI a diventare sempre più partito non più solo di opposizione, ma anche di governo.
Il 7 Giugno 1984, nonostante stesse poco bene, tenne a Padova un comizio intenso e forte, ma dal quale uscirà distrutto e che lo porterà, quattro giorni dopo, l’11 Giugno alla Morte.
I suoi funerali, il 13 Giugno a Roma, saranno seguiti da più di un milione di persone, militanti e non, alla sua camera ardente, oltre ad amici e membri del PCI, arriveranno a rendergli omaggio anche storici avversari come Almirante, esponente del MSI.
Con la scomparsa di Berlinguer, la caduta del blocco sovietico e del Patto di Varsavia e la trasformazione del PCI in PDS, a sinistra non si è più riuscito a trovare un leader e una figura carismatica della portata di Berlinguer, inanellando poi una serie di sconfitte politiche, specie con la fine della Prima Repubblica e l’inizio della seconda, favorite anche dalla continua scissione della sinistra parlamentare e non in partiti e liste minori, che hanno frantumato e disperso l’elettorato storico della sinistra, che ha portato all’avvento del Berlusconismo (favorito anche dalla sparizione di altri due grandi partiti storicamente al governo nel paese, la DC e il PSI, travolti dallo scandalo Tangentopoli) e dei partiti “anti-sistema” dalla Lega Nord (passata da varie mutazioni da opposizione a forza di governo e da secessionista a nazionalista) e da movimenti come i 5Stelle, nati anche loro come “contro-sistema” e alternativi a sinistra e destra e poi diventati populisti e di “governo”.
Trovo ironico (ma anche preoccupante), che nell’anno del centenario della scomparsa di Matteotti e del 40° anniversario della scomparsa di Berlinguer, al Governo ci sia una destra il cui partito maggioritario è diretto erede dell’MSI di Almirante, ossia di quei reduci del Ventennio materiali esecutori della morte di Matteotti e persecutori del PCI di Berlinguer, che negli ultimi anni del regime era impegnato nella Resistenza.
Ed è “ironico” che molti elementi di questo governo non solo faticano, nonostante abbiano giurato (più volte nelle loro carriere) sulla Costituzione, nata dalla caduta del Fascismo e fondata sui valori della resistenza, faticano a dichiararsi antifascisti, faticano a condannare il fascismo in toto, ma trovano sempre dei distinguo, mentre in contemporanea, sottopongono la TV di stato a censure, allontanano giornalisti e conduttori scomodi, piazzano conduttori e giornalisti compiacenti e, quasi a irridere il centenario di Matteotti, varano l’uscita di un francobollo che omaggia Italo Foschi, noto esponente fascista e fondatore della AS Roma, che si congratulò personalmente con gli autori materiali del rapimento e uccisione di Matteotti, in particolare con Amerigo Dumini, capo della squadraccia che commise l’omicidio.
Per questo, in questo difficile momento per il nostro Paese e l’Europa, dove il nazionalismo di destra assume toni e aspetti che richiamano sempre di più le nostalgie al nazifascismo, ricordare Berlinguer e Matteotti, la loro storia e le loro parole diventa importante e fondamentale.